LA COMUNICAZIONE CORPOREA

LA COMUNICAZIONE CORPOREA


Leggere” la comunicazione corporea diventa particolarmente interessante sia in ambito clinico-terapeutico sia in quello scolastico e lavorativo, se si considera non la finalità giudicante ma quella di aiuto; É importante cogliere il significato dei segni, dei gesti e dello spazio che occupano e in cui si muovono gli individui per comprendere i “non detti”.
Il linguaggio corporeo è quello universale ed è quello che ci permette di cogliere le richieste non espresse verbalmente ed è particolarmente utile nell’osservazione dei piccoli nei primi mesi di vita tenendo conto la corporeità delle emozioni in cui la motricità, il gesto e il suono rappresentano le sfaccettature di un individuo in crescita.

Il comportamento presenta varie forme espressive, molte delle quali , sono note, altre sono osservate ma, paradossalmente, poco conosciute come modalità costruttive e utili strumenti favorenti l’adattamento dell’individuo nella società.
Lo stesso Freud ha riconosciuto l’importanza costruttiva dell’aggressività molto tardi, infatti gli studiosi americani hanno ipotizzato che bambini cresciuti senza frustrazioni sarebbero diventati uomini menonevrotici, più conformi all’ambiente e meno aggressivi, ne vennero fuori ragazzi-adulti insolenti, meno aggressivi ed esasperatamente nevrotici.
L’esperienza clinica, e non solo, ha dimostrato che la pulsione aggressiva è innata e “sgorga spontanea” dall’interno dell’individuo quindi è importante saper modulare le nostre istanze aggressive e non reprimerle.
Non c’è adattamento e inserimento sociale senza frustrazione: inteso come insoddisfazione e/o delusione, come impedimento al soddisfacimento e che evidenzia, molto spesso, una reazione aggressiva.

La presenza di una quota aggressiva, è indispensabile all’individuo per esplorare il mondo,per muoversi verso di esso, come dimostrano i bambini.
I bambini che incominciano a camminare, imparano a dire “NO” e mostrano un irrefrenabile desiderio di mordere. (Muratori 2005)
Questo aspetto adattivo è enfatizzato dalla etologia (K.Lorenz 1963) ma non altrettanto in psicopedagogia, si parla tanto di distruttività in psicologia e psichiatria come un indice di patologia dell’agito aggressivo senza considerare la differenza e distinguere l’aggressività costruttiva da quella distruttiva.

L’aggressività costruttiva, rappresenta un comportamento finalizzato a rimuovere e/o superare tutto ciò che costituisce un ostacolo o una minaccia per l’integrità fisica-psicologica.
Utile tener conto di un’aggressivtà diretta, fisica /verbale, rivolta esplicitamente ad un soggetto e un’aggressività indiretta che si esplicita attraverso varie forme di ostracismo con pari rilevanza all’aggressività fisica che in età evolutiva si traduce in atti di bullismo e prepotenza, da adulti in maldicenza, invidia etc.
Ma l’aggressività è anche una forza motrice, sempre presente anche in quei comportamenti che apparentemente non hanno nulla a che vedere con questa.
L’individuo sano impara a modulare con il ripetere i propri modelli comportamentali spontanei tarandoli in funzione degli stimoli esterni e la prima necessità sta nel reggere le frustrazioni e utilizzare all’occorrenza i comportamenti aggressivi diretti e/o indiretti, saper indirizzare e non reprimere la carica istintiva “Rabbia”.

fumo rabbia uomini

La frustrazione, invece, è lo stato di insoddisfazione e di delusione che si verifica quando s’incontra un ostacolo o un impedimento, aggressività e frustrazione non sono sinonimi ma sono spesso in relazione (S.Rosenzweig 1938).
Una frustrazione quasi sempre presenta una reazione aggressiva che può essere diretta verso una persona o cose dell’ambiente (aggr.extrapunitiva) o verso se stessi (intrapunitiva) e infine (impunitiva) quando il soggetto sfugge l’aggressività cercando di attenuare la frustrazione. Le regole del vivere sociale inibiscono le reazioni aggressive, per le quali si viene spesso puniti, questo rende difficile osservarle, l’uomo come essere sociale e civile deve cercare di mantenere il controllo.

L’inibizione però non equivale alla eliminazione dell’aggressività, ma tali emozioni possono venire momentaneamente controllate (vedi gli adulti), mascherate, ritardate, dislocate etc.
Il livello di inibizione può essere compreso secondo 2 parametri: il grado e la modalità di gestire le istanze aggressive attraverso la inibizione.

  1. Il grado può essere alto che si traduce in una forma aggressiva violenta non accettabile socialmente (in casi estremi si parla di atti delinquenziali per gli adulti) o vere sindromi aggressive (distruzioni di oggetti, vandalismo presenti anche in età evolutiva).
  2. il grado più basso con reazioni più accettabili socialmente ma non per questo non degne di essere comprese, quali lo sbattere una porta, urlare, strappare o rifiutare un oggetto o altro con modalità scortesi. In realtà queste modalità sono più frequenti e dovrebbero essere più osservate e considerate perché ci aiutano a cogliere stati di disagio emotivo utile per comprendere l’altro (comunicazione essenziale)

Con l’apprendimento del vivere sociale l’inibizione svolge un ruolo più importante e la dove l’aggressività è molto sentita, si potrà verificare un mutamento della forma aggressiva, che tenderà ad attuarsi in forme meno dirette o socialmente accettate.
L’assunzione di tali modalità è definita dislocazione dell’aggressività.
Per esempio, una forma particolare di dislocazione, può essere la sublimazione. Essa è un meccanismo che interessa più l’adolescente e l’adulto.
La pulsione innata aggressiva viene elicitata dalle frustrazioni ma canalizzata in attività socialmente accettate, apprezzate o utili a tarare i propri comportamenti dando sfogo a quella energia pulsionale che se fosse lasciata “free” avrebbe ricadute negative sulla fisicità aumentando l’irrequietezza e la pulsione aggressiva diretta (vedi in casi gravi, gli agiti pericolosi/ actin –out. )

Volendo possiamo prendere ad esempio i numerosi fatti di cronaca , a cui spesso , purtroppo veniamo esposti.
Nei bambini frustrati e privati di possibilità di sfogo possiamo ,invece, notare una dislocazione dell’aggressività in forma auto aggressiva.
Nel caso dei bambini piccoli possiamo osservare il mordersi le dita, tirarsi i capelli, nei casi gravi ma frequenti battere la testa contro il muro ripetutamente, nei bambini in età scolare l’insoddisfazione o le difficoltà a scuola possono essere manifestate con un aumento di locomozione a caso, nel correre , alzarsi frequentemente, muoversi dare fastidio in quanto per principio ogni vero movimento istintivo, privato della possibilità di sfogo ha la proprietà di rendere l’organismo inquieto e di fargli cercare attivamente gli stimoli che innescano quel movimento o quella azione per cui ogni modalità educativa orientata a reprimere l’azione scatenerà una controreazione inadeguata.
Da qui la necessità di comprendere il messaggio che sottende il disagio senza la cui comprensione si è destinati al fallimento educativo e comunicativo.

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L’instabilità motoria, l’aumento di locomozione a caso (esempi pratici) sono modalità che comunicano il disagio/i, inoltre il luogo dove si manifesta la modalità inadeguata (es. la scuola) non necessariamente corrisponde al posto in cui risiede la causa scatenante di tale comportamento (es. la famiglia e viceversa) ma ciò che interessa è cogliere – comprendere il messaggio senza reprimere frettolosamente il comportamento fastidioso in quanto ci sarebbe un’inutile soppressione del sintomo e una perdita preziosa del messaggio! In quanto in età evolutiva le modalità comunicative passano per il corpo e il movimento.
Questi sono segnali utilissimi che possono aiutare l’adulto di riferimento ,genitore o docente che sia, a percepire un disagio legato ad un momento particolare, vissuto dal bambino, piuttosto che il campanello di allarme per disturbi più importanti.

Dott.ssa Perla Maria Fiumani
Dott.ssa Valeria Fattore

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